La Buona Scuola è legge. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato il 9 luglio 2015 il testo della riforma con 277 sì, 173 no e quattro astenuti. Dopo mesi di trattative e anche proteste, ritardi e retromarce, la Camera ha approvato in via definitiva il ddl di riforma (277 sì, 173 no e 4 astenuti nel voto finale a Montecitorio). In Senato, a fine giugno, era stata già votata la fiducia al maxi-emendamento al testo e si era trovato un accordo tra tutte le voci e componenti del PD.

Perché questa riforma della scuola è benvenuta? La scuola italiana non riceve investimenti da circa 20 anni! L’Italia è oggi ultima in Europa per contrasto alla dispersione scolastica e terz’ultima per numero di giovani che completano gli studi (sino alla laurea universitaria). Il corpo docente italiano è il più anziano dei Paesi Ocse. Esiste un grave ritardo delle scuole nell’uso delle nuove tecnologie, senza dimenticare le gravi carenze di tanti edifici scolastici. Ancora, non ci si può nascondere che uno dei fattori che contribuisce all’elevato tasso della disoccupazione giovanile in Italia è, tra gli altri, una preparazione scolastica non adeguatamente collegata alla realtà del mondo del lavoro.


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La norma più significativa della riforma appena approvata, soprattutto sotto il profilo occupazionale, è quella che prevede l’assunzione immediata di centomila precari per l’anno scolastico 2015/2016. I nuovi docenti saranno selezionati tra i vincitori del concorso del 2012 e quelli presenti nelle graduatorie provinciali (i secondi possono essere costretti ad accettare una cattedra fuori dalla propria regione). Entro il primo dicembre, poi, è prevista l’emanazione del bando per il nuovo concorso ed i posti in palio saranno 60 mila, senza quote riservate ai precari (il servizio prestato a scuola, però, farà punteggio).

Ma al di là di questo, la sostanza, il cuore della riforma guarda al futuro, quindi soprattutto ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, per migliorare l’offerta formativa a loro rivolta. Guarda cioè all’interesse primario del nostro Paese. Per punti ecco cosa prevede la riforma:

  • La carta di identità della scuola con priorità e indirizzi strutturata da tutta la comunità scolastica. 
    (elaborata dal Collegio docenti e votata dal Consiglio d’istituto)
  • Curriculum e Carta dello studente
    Lo studente potrà aggiungere insegnamenti opzionali per seguire vocazioni e talenti. Il curriculum conterrà i risultati scolastici, le esperienze personali e di alternanza scuola-lavoro, e avrà un peso alla maturità. Carta dello studente per accedere a beni e ai servizi e per la mobilità nazionale e internazionale.
  • Alternanza scuola-lavoro
    Per costruire un ponte tra scuola e mondo del lavoro: 400 ore di alternanza scuola-lavoro negli ultimi 3 anni degli istituti tecnici professionali e 200 ore nei licei. Viene istituito il registro nazionale delle imprese per l’alternanza e la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti.
  • Piano nazionale per la scuola digitale90 milioni di euro per la scuola del XXI secolo (formazione dei docenti,  infrastrutture digitali, nuovi  laboratori aperti a  territorio).
  • Risorse per la formazione del docente
    40 milioni di euro per la formazione in servizio e 500 euro l’anno ad ogni  insegnante attraverso la Carta del docente per consumi culturali: acquisto di libri, tecnologie, mostre concerti, teatri.
  • Docenti premiati per merito
    Istituito un Fondo di 200 milioni di euro per premiare l’impegno degli insegnanti. I fondi sono assegnati seguendo la griglia definita dal  Comitato per la valutazione. Il Comitato è composto da: 3 docenti, un genitore, uno studente e un membro esterno.
  • Responsabilizzazione del dirigente scolastico
    Il dirigente scolastico è responsabile degli esiti della scuola. E’ valutato ogni tre anni da un nucleo di ispettori ad hoc.
  • Investimenti per edilizia scolastica
    300 milioni di euro per scuole innovative, 40 milioni per ispezionare controsoffitti e solai di tutte le scuole del Paese. Più risorse, più sicurezza, più innovazione.
  • School bonus: la scuola è un bene comune
    Tutti potranno sostenerla con donazioni agli istituti fino a un massimo di 100 mila euro (con un beneficio fiscale del 65%). Il 10% di ogni donazione andrà in un Fondo di perequazione per sostenere le scuole in aree disagiate.
  • Nel rispetto dell’autonomia per una scuola più aperta e inclusiva
    Più inglese, educazione fisica e musicale nella scuola primaria. Più storia dell’arte , diritto, economia nelle scuole secondarie. Lotta alla dispersione scolastica.

 

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Qui l’intervento in Aula (alla Camera) dell’on. Umberto D’Ottavio

“Dicevo che possiamo scoprire che abbiamo differenti opinioni ma non diciamo in giro cose che non sono vere e soprattutto non leghiamo in questo momento difficile le bugie che si raccontano nel tentativo di creare un clima di sfiducia generale, perché rischiamo di non produrre nulla di buono. È stato detto che questo provvedimento non ha un’idea di scuola: guardate, è assolutamente il contrario. Noi crediamo che l’idea di scuola contenuta in questo provvedimento sia quella della Costituzione.”

 

 

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