Nuovi muri si costruiscono in Europa e nel mondo. Per alcuni essi sono la sola risposta ai rifugiati e ai migranti. Nonostante quello di Berlino sia stato abbattuto oltre un quarto di secolo fa, essi godono oggi di nuova vita, sia materiale, e penso al progetto dell’Ungheria, sia immateriale, e mi riferisco qui a mancati interventi o a pure assenze.

Ritengo, in questo momento storico in cui ricorre il centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, che vi sia un’immagine opposta e speculare al muro: la trincea.

Il muro è un +, la trincea è un -. Il muro è pieno, la trincea è vuota. Il muro è costruito verso l’alto, aggiungendo mattoni o cemento, la trincea è costruita verso il basso, sottraendo e scavando terra.

Apparentemente il muro e la trincea sembrano distanti, se non opposti, ma in realtà essi si tengono insieme. Come in un riflesso dell’acqua, il primo richiama l’altra come proprio negativo, la seconda rimanda all’altro come proprio positivo. Essi sono opposti ma uguali. Scopo sia del muro che della trincea è respingere chi si avvicina ad essi. Trovo che questa associazione, che interpreto come un legame essenziale dei due, e che costituisce il presupposto di questo articolo, sia piuttosto inquietante.

In questo scritto propongo al lettore due immagini dell’Europa. La prima immagine è costituita insieme dalla trincea e dal muro, interconnessi nella mia lettura. La trincea è l’immagine del passato dell’Europa, quello della Grande Guerra: vorrei infatti ricordare che cosa è accaduto, in un tempo non lontano, nel nostro continente. La trincea nella mia interpretazione si prolunga nel muro che, secondo alcuni tentativi politici e culturali, è rappresentativo del presente dell’Europa. La seconda immagine che propongo, alternativa e opposta alla prima, è quella della casa: essa, in parte già presente in Europa, riguarda soprattutto il futuro, e costituisce il punto di arrivo di questo scritto.

Contributo di Marco Brignone: continua a leggere qui

 

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