L’attacco a Parigi è un attacco al cuore dell’Europa. A tutta l’Europa. Ogni città e comune d’Europa deve sentirsi coinvolto, nessuno escluso.

L’uccisione delle persone in modo indifferenziato nei loro momenti di svago è scandalosa e inaccettabile. Esse hanno trovato la morte allo stadio, a un concerto, a un ristorante. Un attacco contro le persone che si riuniscono, che stanno insieme e che condividono cultura e divertimento, è un attacco senza ragione alcuna. In tutti i luoghi d’Europa chiunque si trovi oggi in un locale pubblico, a una mostra, a un concerto, deve sentirsi sotto attacco. È un dovere morale di ogni europeo.

Il terrorismo è nichilista, in un’accezione ristretta e puramente negativa del termine, ossia nel senso che nientifica l’altro. Dell’altro ne fa un puro nulla, un non-essere. La persona ha un valore infinito, che va rispettato inderogabilmente: in ciò consiste la sua dignità. Di questo valore infinito il terrorista, nichilista per essenza, non sa che farsene: non lo riconosce né negli altri né in se stesso, infatti uccide e si suicida. Invece tutte le persone sono fini in sé degne di infinito rispetto. Come scrive Kant ne La metafisica dei costumi in un passo sul suicidio che ben si adatta: “L’uomo non può privarsi della personalità finché vi sono doveri per lui, in conseguenza finché egli vive […]. Distruggere il soggetto dell’eticità nella sua propria persona sarebbe come estirpare dal mondo, per quanto dipende da noi, l’esistenza dell’eticità stessa la quale è pure un fine in sé; e quindi il disporre di se stessi come di un puro strumento per un fine arbitrario, è un abbassare l’umanità nella propria persona (homo noumenon), alla quale invece la conservazione dell’uomo (homo phaenomenon) era affidata” (trad. it. di G. Vidari, Roma-Bari, Laterza, 1991, p. 279).

La persona per il terrorista non ha valore, ma ha solo una funzione strumentale: se condivide i suoi scopi, se ne serve, se invece si oppone a essi, va semplicemente annullata.

Il mondo del terrorista è cupo, privo di vita, popolato solo dei fantasmi dell’ideologia e della paranoia, come ci insegna Hannah Arendt, che fagocitano tutto, ivi compreso il terrorista stesso. È il mondo che in modo definitivo Dostoevskij descrive ne I demoni.

Al contrario l’Europa è un mondo vivo: è il mondo della vita, dell’arte, della cultura, del pluralismo. È la patria di Platone, Dante, Raffaello, Shakespeare, Pascal, Goethe, Monet, Einstein, e della nobile schiatta di tutti coloro che hanno innalzato l’umanità dalla barbarie alla civiltà. Dei maestri e di coloro che se ne fanno allievi. L’Europa è il luogo originario dei luoghi pubblici: della piazza, dei caffè, dei musei, dei parchi. È a questo prisma di luce, a questa fonte di colori, di libri, di uomini che non muoiono mai completamente, ma che vivono nelle loro opere, e in noi che le studiamo, che dobbiamo guardare oggi. Da questo plesso dobbiamo oggi trarre la nostra forza e farci ispirare.

di Marco Brignone

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Édouard Manet, Un bar aux Folies Bergère, 1881-1882, Courtauld Gallery, Londra