E’ appena iniziato il nuovo millennio, ma sotto quali auspici?

Gli articoli 2, 3, 4 e 38 della Costituzione tracciano una strada che persegue la riduzione delle disuguaglianze e promuove politiche di tutela della dignità del lavoro. In linea con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europe che, art 34, comma 3, ci dice:

“Al fine di lottare contro l’esclusione sociale e la povertà, l’Unione riconosce e rispetta il diritto all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali”.

Ma, in realtà, assistiamo alla fuga dai conflitti e dall’intolleranza integralista e a violenze che stanno portando intere nazioni al limite della sopravvivenza, inoltre si riscontrano abusi e situazioni che configurano schiavitù di fatto, in particolare per quanto concerne la sfera dei minori. A questo si affiancano i danni che stiamo provocando al nostro mondo. E’ appena iniziato il nuovo millennio, ma sotto quali auspici? Sono trascorsi otto anni dall’inizio della crisi mondiale, prendendo come data di riferimento quella della bancarotta della Lehman Brothers. Da allora molti “esperti” sono rimasti nell’alveo di una spiegazione tradizionale, esaminando la situazione come effetto di un possibile “normale” avvicendamento di cicli di caduta e di crescita. Ma molte voci dicono ormai che l’economia mondiale sta incontrando problemi molto più seri di quelli ciclici. Parrebbe più che altro di essere in un circolo vizioso. Come uscirne?

Il sapere economico convenzionale ripropone i temi della politica monetario-creditizia. Tuttavia in questi anni, tutti i tentativi di rimettere in moto la macchina con i tradizionali sistemi non hanno funzionato.
La bassissima crescita in tutti i Paesi industrialmente sviluppati influisce sui Paesi che definiamo “in via di sviluppo”. E questo, a sua volta, deprime le prospettive generali di uno sviluppo della produzione industriale globale. In queste condizioni è evidente il rischio di una recessione globale. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale confermano questa valutazione con una prospettiva di crescita del Pil mondiale inferiore del 6% di quanto pronosticato nel 2012. Ugualmente si possono prospettare bassa crescita, bassa inflazione, tassi eguali a zero, cioè le condizioni della piena stagnazione.

Secondo Larry Summers, politico, economista e accademico statunitense di grande spessore: “I più grandi mercati del mondo ci stanno dicendo con forza sempre crescente che ci troviamo ora in un mondo diverso a quello cui eravamo abituati. Che gli approcci tradizionali che puntano su una finanza pubblica moderata, su un incremento monetario e sul freno all’inflazione ci portano verso il disastro. Inoltre, il principale strumento per contrastare la contrazione, cioè la politica monetaria, è in gran parte fuori gioco”.

Forse bisognerebbe anche dire che ci sono eventi, nella vita reale, che non possono essere influenzati da alcuna politica finanziario-creditizia. Il riscaldamento planetario – Parigi è appena terminata con tanti buoni propositi – dice appunto che il mondo non è più quello cui era abituati. Non possiamo più pensare in termini di crescita senza confini, si rischia “l’isola che non c’è”. Occorre ragionare di “limiti della crescita”, cioè l’impossibilità fisica di rappacificare la potenza del denaro (infinito) con la potenza della Natura (per quanto finita)? E’ un livello che presenta una complessità superiore alle forze concettuali dei mercati, e, dunque, non può essere risolto da loro?

Compito del futuro sarà quello di organizzare le forze intellettuali esistenti nelle diverse civiltà, e nelle diverse discipline, capaci di lavorare a questo livello di complessità. Ma nel contempo? E’ fondamentale pensare di cambiare il nostro modo di affrontare i problemi perché il benessere del singolo dipende dalla sopravvivenza di tutti e difficilmente gli egoismi si dimostreranno vincenti. In quest’ottica non si può che essere favorevoli a una politica inclusiva, che favorisca le convenienze del sistema dei servizi e della solidarietà sociale, come pure all’istituzione del reddito di autonomia, visto come un aiuto temporaneo, che sia d’ausilio alle persone economincamente disagiate. Anche per questo in Consiglio Comunale abbiamo, unitamente a SEL e Gruppo Misto Zurlo, presentato una mozione di condivisione all’istituzione di un reddito di cittadinanza o di un reddito minimo garantito come misura di sostegno per disoccupati, inoccupati, precariamente occupati, sottoccupati e inabili al lavoro.

La mozione è stata approvata anche con il voto favorevole di quasi tutte le forze politiche presenti in consiglio. A questo link è possibile reperire i risultati definitivi della votazione.

Isabella Beraudo